Costume e società Costume e società“L’ECCELLENZA SALVERA’ IL MADE IN ITALY”: LA RIFLESSIONE DELLA GIORNALISTA LA ROSAGennaio 9, 2021Agroalimentare / costume e società / Digitale / Economia / homeDi Roberta Bascetta “A causa del Covid, 9,6 mld di cibi e vini sono stati invenduti. In questo momento difficile chiediamo agli italiani di privilegiare il consumo di prodotti alimentari Made in Italy”. Ad affermarlo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Nel commentare questi dati, la giornalista dott.ssa Katia La Rosa, ha dichiarato: “l’Italia dell’eccellenza salverà il made in Italy”. Esperta di comunicazione istituzionale, già docente universitaria, ha progettato e creato un sistema di piattaforme digitali lanciando l’idea di una dottrina sociale che rivaluti il concetto universale di “eccellenza” territoriale, che ne faccia i cardini del Made in Italy, come elemento chiave per il traino dell’economia del nostro Paese. “Tutto è cambiato. La pandemia ha modificato il nostro modo di fare impresa. Per la salvezza del nostro Paese – ha continuato La Rosa – è necessario imparare a promuovere il Sistema Italia ai tempi del Covid – 19. La parola d’ordine digitalizzazione. Modificando i canali comunicativi, necessario puntare alla valorizzazione delle economie locali e delle loro eccellenze. I passi necessari: rilanciare l’immagine dell’Italia attraverso la peculiarità delle eccellenze territoriali e sostenere le esportazioni, attraverso il rilancio dei settori economici più colpiti. Dobbiamo vivere proiettati al futuro”. La Giornalista La Rosa, lo scorso marzo, in pieno lockdown, con lungimiranza, ha lanciato la campagna nazionale “L’italia dell’eccellenza salverà il made in italy”, consapevole che il mutamento epocale avrebbe creato un danno alla nostra economia. Una strategia oculata che ha anticipato i tempi rivelandosi antesignana rispetto alla crisi attuale. I dati pubblicati oggi dall’ISTAT confermano l’importanza del suo intervento: l’epidemia da Covid-19 ha avuto un impatto sull’economia italiana profondo ed esteso, nel quadro di uno scenario economico internazionale pesantemente negativo. La nota mensile sull’andamento dell’economia italiana di aprile 2020 ha evidenziato che i settori più colpiti sono quelli più aperti al commercio internazionale e più rilevanti per il modello di specializzazione italiano: tessile-abbigliamento-pelli (-4,1%), apparecchi elettrici (-4,0%), macchinari (-3,8%), autoveicoli (-3,7%); effetti più contenuti si registrerebbero, invece, per gli alimentari e bevande (-1,9%). ·... TERRA DEI FUOCHI: ALESSANDRO MAGNO RICORDA IL COLLEGA MANCINI MORTO NELLA RICERCA DELLA VERITA’Dicembre 20, 2020costume e società / home / legalita'Di Redazione. La Terra dei Fuochi una “storia presente” per non dimenticare la tutela del nostro patrimonio. Enrica Ferrazza la capo fuoco della Branca R/S del gruppo scout Agesci Roma 108, ha organizzato nei locali della parrocchia Immacolata e San Vincenzo De Paoli l’incontro con l’ispettore Alessandro Magno, erede della testimonianza investigativa di Roberto Mancini. L’iniziativa rientra nell’ambito del capitolo “Uomo, donna e ambiente, non restiamo a guardare”, che ha coinvolto il clan/fuoco e noviziato (Branca R/S), formato da ragazzi (17 e i 21 anni), che abitano in un quartiere di periferia Tor Sapienza. L’iniziativa come ha spiegato Enrica Ferrazza è stata progetta seguendo una serie di step che sono stati sviluppati secondo la metodologia: vedere-giudicare- agire. “L’obiettivo – ha dichiarato Ferrazza – è accrescere il senso civico nelle nuove generazioni con il fine di maturare una coscienza critica, per effettuare scelte libere nell’assunzioni di responsabilità concrete”. Uno dei temi scelti è proprio la promozione della sostenibilità ambientale. Portando la conoscenza della realtà campana dimenticata e trascurata, potranno essere sensibilizzati i giovani sul risanamento e l’importanza della tutela ambientale”. Proprio in quest’ambito è stato organizzato l’incontro con il poliziotto Assistente Capo Coordinatore Alessandro Magno, suo stretto collaboratore che ha ricordato la figura dell’investigatore, che ha condotto l’indagine di mafia sulla terra dei fuochi. Roberto Mancini morì di tumore il 30 aprile 2014, dopo aver indagato per anni sui traffici illeciti dei rifiuti, che hanno avvelenato la terra campana, che va dal Garigliano al Vesuvio. Un uomo che ha sacrificato la sua vita per la giustizia e amore della verità. Mancini ha infatti contratto la malattia durante le indagini, per la lunga esposizione nei siti inquinati. Insieme alla sua squadra, porto’ avanti il suo lavoro sperando in un paese migliore, combattendo con ogni mezzo le barbarie della Camorra e di ogni criminalità. La sua storia, il suo significato ed il suo valore sono oggi custoditi nella memoria di un poliziotto, ed anche un uomo, dai grandi ideali, che ha fatto del suo mestiere la sua ragione di vita. Magno, che vive con onore e senso di appartenenza alla Nazione, ha voluto ricordare il collega e le indagini sull’Ecomafia Italiana. “Dobbiamo ricordare che – ha dichiarato il dott.re Alessandro Magno – La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli. Siamo noi che apparteniamo alla terra e non viceversa. Noi e la terra siamo interdipendenti. La storia di Roberto Mancini deve essere un esempio per i giovani. A voi, nuove generazioni, che dire? Non dimenticate la storia, camminate tutti sulle vostre gambe. Uniti nel nome della legalità, nel rispetto delle regole e nella tutela del bene comune, possiamo contribuire a costruire insieme un’pezzetto dell’ Italia di domani” ... “SENZA GIUSTIZIA NON C’È DEMOCRAZIA”: A ROMA LA PRESENTAZIONE DE “LA VERITA NEGATA”.Dicembre 16, 2020costume e società / Cultura e Turismo / home / legalita'“Se non c ‘è Giustizia non c’è Democrazia. Dove non c’è Democrazia non c’è Vangelo”: con queste parole Padre Vincenzo D’Adamo, Rettore della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio a Roma, accoglie la presentazione del libro “La Verità Negata”, il volume-denuncia per far luce sulla morte del sindaco pescatore Angelo Vassallo a dieci anni dall’omicidio, sottolineando la “vicinanza della Chiesa con la C maiuscola” nella ricerca della verità. “Un luogo simbolo, la chiesa di Sant’Ignazio” secondo Dario Vassallo, fratello del Sindaco Pescatore e Presidente della Fondazione Vassallo, sito a pochi metri dalla sede della commissione antimafia presieduta da Nicola Morra: “L’aria buona sprona a cercare la verità. Spero sia un passaggio importante affinchè si arrivi alla giustizia”. Dall’altare maggiore, in una solennità quasi liturgica, la vicenda del Sindaco Pescatore viene svelata al pubblico: dieci anni di silenzi, omertà, depistaggi sotto l’ombra inquietante di istituzioni deviate, da quel lontano 5 settembre 2010, quando il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, 56 anni, viene trucidato con nove colpi di pistola, mentre rientra a casa a bordo della sua auto. Con lui, muore il sogno di un territorio libero dalla criminalità organizzata, dal traffico di stupefacenti, dagli abusi edilizi. È il racconto della ricerca della verità tra piccole o grandi corruzioni che attanagliano il nostro Paese e il Meridione d’Italia, ma è anche la narrazione di un’Italia che resiste e non si arrende, svilita e spesso delusa dalle istituzioni stesse, ma combattente e ferma nel portare avanti i valori per cui uomini onesti come Angelo Vassallo hanno dato la vita. Un omicidio del quale, a dieci anni di distanza, tra ipotesi investigative e presunti depistaggi, ancora non si conoscono i nomi di mandanti ed esecutori e sul quale proseguono le indagini della Procura della Repubblica di Salerno. La platea in silenzio religioso, protesa all’ascolto di quei 10 anni di lotte per la ricostruzione della verità, con piccoli frammenti come tasselli di un puzzle che si ricompone, scavando a piene mani nel torbido, restando spesso impantanato nel fango delle bugie, dei voltafaccia, dei tradimenti. Le voci risuonano attraverso le volte barocche e la magnificenza delle architetture. La sacralità del luogo diventa, così, metafora della “sacralità del dolore”, di quel calvario verso la verità, per rendere consapevoli dell’atroce realtà. L’INTRODUZIONE. A fare da introduzione la lettura di alcune pagine a cura dell’attore Ettore Bassi, protagonista del monologo tratto dal primo libro “Il Sindaco Pescatore”. “Lo spettacolo, la storia che porto in scena, ha avuto un impatto molto forte dal primo momento, su di me innanzitutto – sottolinea Bassi – Ho sentito l’urgenza di portarla in scena affinchè fosse conosciuta e diffusa il più possibile. Ho percepito lo spessore dei valori che racchiude in sé e nella sua tragicità. Allo stesso tempo è la narrazione di un ottimismo possibile che, spesso, un destino tragico aggiunge all’umanità. Questo valore ho valuto caricarlo nel mio lavoro e trasmetterlo agli altri. Per me ha significato raccogliere una responsabilità grande: riuscire a trasmettere efficacemente quello che Angelo rappresenta ancora oggi e che ha portato nella sua vita, nel suo lavoro, nella sua comunità. Dopo tanti anni, essere ancora qui ad aspettare un esito, rende questa storia e il lavoro che stiamo facendo ancora più urgente, ancora più necessario. Noi non ci fermiamo. È importante essere qua oggi e testimoniare”. Firme illustri a livello nazionale hanno accolto l’appello alla presentazione del libro scritto da Dario Vassallo con il co-autore e giornalista de Il Fatto Quotidiano, Vincenzo Iurillo. Marco Lillo, vice direttore de Il Fatto Quotidiano, ripercorre con tanto di documentazione giudiziaria i numerosi colpi di scena e i fatti susseguitisi durante lo svolgimento dei processi. Un dialogo intenso con il direttore de “Il Messaggero” Massimo Martinelli, del vice direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Lillo, della giornalista dell’HuffPost Federica Olivo, dello scrittore e drammaturgo Edoardo Erba, con la moderazione dell’agente letterario Gianluca Zanella. Ad accomunare tutti gli interventi è la determinazione di non arrendersi, di continuare a cercare verità e giustizia, entrambi valori guida dell’azione politica e civile di Angelo Vassallo. Una coraggiosa lotta per conseguire un obiettivo che, secondo la nostra Carta Costituzionale, dovrebbe essere la normalità. Verità e giustizia per la morte di un servitore dello Stato, prima ancora che di un fratello pescatore, per un processo che non deve estinguersi per intervenuta prescrizione, così come non deve cadere nel vuoto una vicenda che merita di essere spiegata, raccontata e divulgata, per infondere giustizia e dedizione all’onestà negli animi delle future generazioni. “È un passaggio obbligato la presentazione a Roma è il centro della cultura, ma è anche il centro dove si può trovare la verità – insiste Dario Vassallo – Noi la cerchiamo in ogni parte di questo Paese partendo da Acciaroli, ma serve la volontà, soprattutto delle istituzioni romane. Attraverso il blog della Fondazione Vassallo “Sconzajuoco” noi proviamo a rompere il gioco, a scuotere le coscienze di chi in questi anni ha dormito completamente”. E, dopo una notte insonne che ha fatto seguito alla presentazione capitolina, l’annuncio social che da “La Verità Negata” nascerà il sequel “Miserabili”: “Le più belle parole non sono quelle che si dicono ma quelle che si ascoltano – afferma Dario Vassallo – Questa notte, alle due, mi sono alzato e ho deciso di scrivere la continuazione de “La verità negata”. Parto dal titolo “Miserabili”. Così, all’improvviso si sono susseguiti uomini, immagini, storie e il manoscritto ha preso forma”.... OMICIDIO VASSALLO: PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LA VERITA’ NEGATA”Dicembre 10, 2020costume e società / home / legalita'Di Redazione Lunedì 14 dicembre 2020 alle ore 16, in Piazza Sant’Ignazio, presso la Chiesa di Sant’Ignazio, a Roma, si svolgerà la presentazione romana del libro “La Verità Negata”. A dieci anni dall’omicidio di Angelo Vassallo un volume-denuncia per far luce sulla morte del Sindaco Pescatore. Dieci anni di silenzi, omertà, depistaggi sotto l’ombra inquietante di istituzioni deviate, da quel lontano 5 settembre 2010, quando il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, viene ammazzato con nove colpi di pistola. Con lui, muore il sogno di un territorio libero dalla criminalità organizzata, dal traffico di stupefacenti, dagli abusi edilizi. Libro presentato in anteprima nazionale lo scorso 5 settembre in occasione del decennale in un luogo simbolo, il Porto di Acciaroli, e che a Roma aprirà nuovi squarci e nuovi orizzonti, attraverso il confronto con l’attore Ettore Bassi, protagonista in passato dello spettacolo teatrale “Il sindaco pescatore”, monologo ispirato alla figura di Angelo Vassallo, modello di rigore e rispetto delle leggi nel tentativo di preservare la bellezza di uno dei luoghi più incantevoli del Cilento. Un dialogo denso partendo dal libro “La Verità Negata” arricchito dalla presenza del direttore de “Il Messaggero” Massimo Martinelli, del vice direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Lillo, della giornalista dell’ “HuffPost” Federica Olivo, dello scrittore e drammaturgo Edoardo Erba, che si confronteranno con gli autori Dario Vassallo, fratello del Sindaco Pescatore e presidente della Fondazione Angelo Vassallo, e Vincenzo Iurillo, co-autore e giornalista de “Il Fatto Quotidiano”. La moderazione sarà affidata all’editor e agente letterario Gianluca Zanella. Tutto l’evento, accompagnato anche dalla diretta streaming, è promosso in sinergia con la Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore. «No, non ho paura. Voglio vivere da uomo libero e spero di non morire cercando ancora la verità – si legge in un estratto del libro – Con la mia macchina ho percorso oltre 200.000 chilometri, che sommati a quelli percorsi con la macchina di mio suocero, a quelli fatti in treno e in aereo, a quelli compiuti da mio fratello Massimo, assommano sicuramente a più di un milione. Di questo milione di chilometri, ogni centimetro è servito per cercare la verità». IL LIBRO A 10 ANNI DALL’OMICIDIO. Da quel 5 settembre 2010, giorno in cui è stata strappata la vita ad Angelo Vassallo in un agguato ordito da menti criminali, anche la vita di Dario Vassallo e dei suoi familiari è cambiata per sempre. Dario non solo ha scritto il primo libro “Il sindaco pescatore” – da cui sono stati tratti uno spettacolo teatrale e una fiction televisiva che hanno toccato il cuore tutta l’Italia – ma con la Fondazione Angelo Vassallo ha percorso in lungo e in largo la nostra penisola, raccontando la vicenda umana e politica del fratello, generando ovunque una “grande onda” di commozione. A distanza di dieci anni da quel 5 settembre è stato dato alle stampe il nuovo libro “La verità negata”, con cui Dario Vassallo continua il suo faticoso percorso di ricerca della verità, di ricomposizione dei tasselli di un mosaico intricato, esponendosi in prima persona, non stancandosi mai di raccontare che un altro modo di fare politica è possibile, che si può essere virtuosi, coraggiosi, umani, come era Angelo. Dieci anni all’instancabile ricerca della verità raccontati dalla viva voce di Dario Vassallo, fratello del sindaco pescatore, che sacrificando la propria professione, sottraendo tempo ai propri affetti, ha percorso l’Italia in lungo e in largo, ha incontrato persone, ha scavato a piene mani nel torbido, restando spesso impantanato nel fango delle bugie, dei voltafaccia, dei tradimenti. In questo viaggio, con ostinata caparbietà, Dario, insieme al giornalista del Fatto Quotidiano Vincenzo Iurillo che ha seguito il caso dall’inizio, ha raccolto frammenti di verità, ha ricomposto i pezzi. “La Verità Negata” (edito da PaperFirst) vuole essere allo stesso tempo un diario e un atto di accusa, un prezioso documento storico e un muro della vergogna». Nel libro Dario Vassallo scrive: «Vincere non è certo cambiare il paese, non tocca a noi farlo, ma con la nostra azione siamo riusciti ad arrivare alla coscienza di milioni di italiani e, attraverso questa grande onda di legalità, arriveremo a chi ha ucciso Angelo. Vinceremo».... VIOLENZA DI GENERE ATTUALITA’ E PROSPETTIVENovembre 29, 2020costume e società / Formazione e Ricerca / legalita'L’ APPROFONDIMENTO DEL PROF. LUIGI IAVARONE. Oggi, 25 novembre, come è noto a tutti, ricorre la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. La data, scelta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), trae origine da un triste giorno per la società, in cui l’impegno civile di tre donne eroiche, le sorelle Mirabal, venne punito con la loro soppressione a opera del regime di Rafael Leonidas Trujillo(Truiglio), ex presidente della Repubblica Dominicana. La violenza di genere rappresenta una materia molto vasta, difficile e delicata per le gravi ricadute psico-fisiche ed esistenziali che la vittima presenta a seguito di comportamenti abbietti e riprovevoli: comparsa di stress, umiliazione, perdita di autostima, depressione. Le notizie di cronaca ci obbligano a prendere atto che la violenza, soprattutto contro le donne e le persone deboli e indifese, non è diminuita, anzi! L’idea comune che si ha è che sia poco frequente; si tende a non ammettere la gravità del fenomeno, a circoscriverlo in specifici ambienti sociali di degradazione e di ignoranza. Purtroppo, non è così. Non si limita a colpire persone di livello socio-culturale basso, ma è presente trasversalmente in tutti gli strati sociali: i dati sulla sua diffusione stanno lì a dimostrare il contrario. Sono numeri drammatici che devono far riflettere: a Roma, in soli 10 mesi 1.500 donne hanno denunciato violenze. Centocinquanta al mese. Cinque al giorno. Cifre impietose, rese ancor più impressionanti dalla pandemia che durante il lockdown ha fatto crescere ancora di più i reati che riguardano la sfera degli abusi in famiglia e ha triplicato il numero dei femminicidi (91 nell’arco di questi mesi). Secondo i dati forniti dall’ISTAT tra marzo e giugno 2020 il numero verde 1522, istituito dal Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, ha ricevuto 5.031 telefonate, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Le vittime che hanno chiesto aiuto sono 2.013 (+59%). In particolare per la nostra Regione, il tasso di incidenza passa dal 6,8 del 2019 al 12,4 dello stesso periodo del 2020, per la Toscana, dal 4,8 all’8,5 per 100 mila abitanti. Le chiamate motivate da una richiesta di aiuto per violenza subita ammontano a 1.543. Il 45,3% delle vittime ha manifestato paura per la propria incolumità o di morire; il 72,8% non denuncia il reato subito. Nel 93,4% dei casi la violenza si consuma tra le mura domestiche, nel 64,1% si riportano anche casi di violenza assistita. Inoltre, necessita sottolineare che i fondi antiviolenza sono insufficienti e tardivi; infatti, a fronte di uno stanziamento di 132 milioni di euro, non sono ancora arrivate parte delle risorse delle Regioni del 2015 e i Centri antiviolenza e le Case rifugio sono in difficoltà per il personale dimezzato. Vorrei, a questo proposito, introdurre solo alcune riflessioni e, attraverso semplici concetti, riuscire possibilmente nell’ardua impresa di cogliere la misura e la pervasività del fenomeno. La prima riguarda le diverse e numerose dinamiche comportamentali messe in opera dal persecutore che sono tutte incentrate nel “servirsi” dell’altro, al fine di aumentare la soglia della propria autostima, convinto che l’altro possa risolvere i propri problemi esistenziali. Il fenomeno richiama simbolicamente il mito del cannibalismo magico e ritualistico, da ciò il titolo del mio intervento di oggi e preso a prestito dal libro “Stalking: Nuova forma di cannibalismo predatorio” scritto assieme alla dr.ssa Cristiana Macchiusi, magistrato, attualmente ispettore generale presso il Ministero di Grazia e Giustizia. Ebbene, il carnefice nella sua devastante opera di distruzione morale, fisica e psichica della vittima ha un unico e preciso scopo: fagocitare ovvero assorbire le virtù di chi metaforicamente si mangia. Queste pulsioni cannibaliche richiamano la mancata capacità di affrontare e gestire il rapporto emotivo con l’altro. E’UN ANALFABETISMO EMOZIONALE che impedisce di comprendere i veri significati dell’esperienza umana: ALTRUISMO, GENEROSITA’, EMPATIA E PROSOCIALITA’. L’altra significativa riflessione è l’attuale crisi di valori della società, caratterizzata da egoismo sociale, centralità del consumismo e materialismo ideologico, dove l’oggetto governa il soggetto, ultimo anello di una catena che ha modificato sostanzialmente il nostro modo di vivere e di pensare. A ciò si aggiunga un disperato vuoto morale, che fa dell’abolizione dei limiti e della trasgressione alle regole, le uniche chiavi di felicità che gli esseri umani possano desiderare e sognare. Le ragioni storico-sociali che si pongono come cause o concorrono profondamente ad alimentare l’esistenza del fenomeno sono molteplici; ne cito una in particolare, perché mi sembra maggiormente idonea a focalizzare i comportamenti e le motivazioni che stanno alla base del fenomeno. L’affermarsi dell’autonomia femminile ha aperto numerose crepe nelle granitiche certezze del maschio. Perché si possa comprendere appieno, quanto ha inciso e quanti profondi cambiamenti ha prodotto nella società italiana l’emancipazione della donna, occorre soffermarsi sul “clima culturale” che caratterizzava la vita sociale premoderna fino alla prima metà del XX secolo. Rapporti sessuali ammessi solo nell’ambito della vita coniugale, matrimonio indissolubile, relazioni di genere nascoste e mal tollerate, asimmetria dei rapporti di potere. E’ solo dopo gli anni sessanta che è iniziato un diverso e tormentato cammino verso nuove forme di relazionalità e di socialità: la rivoluzione sessuale, la ricerca del benessere e della felicità dell’individuo, l’instabilità coniugale, il nuovo ruolo della donna nella società. L’assetto patriarcale e gerarchico è contestato e la figura ideale di angelo del focolare e madre e moglie esemplare viene a cessare, sostituita da una nuova fotografia di donna sempre più libera, indipendente e pienamente inserita nel mondo del lavoro. Il processo di emancipazione femminile ha generato profonde crisi identitarie; se oggi una donna è protagonista della propria vita affettiva, è economicamente autonoma ed è capace di procreare anche senza ricorrere all’intervento diretto di un uomo, obbliga ogni individuo di sesso maschile a trovare il coraggio di confrontarsi con se stesso e a chiedersi quale ruolo gli spetti. Tutto ciò colpisce nell’intimo l’orgoglio del maschio, incapace di gestire in maniera paritaria la propria sessualità e le proprie relazioni con l’universo femminile, vedendo in pericolo i valori androcentrici e i presupposti sui quali si fonda la sua pseudo virilità. In tale contesto di evoluzione sociale, dove l’uomo riveste un parte assolutamente marginale nella gestione della riproduzione, si può facilmente comprendere come il confronto paritario nei rapporti fra i sessi sia una scelta di rottura con il passato, ancora non pienamente accettata, tanto da produrre sovente momenti di vera ostilità. La complessa rete multifattoriale che avvolge questo genere di violenza è legata più a ragioni di carattere culturale che a forme di disagio psichico o a fanatismo religioso; fenomeno, quest’ultimo, nuovo e preoccupante per la sua diffusione e per l’insidioso spirito di emulazione che potrebbe innescare in soggetti particolarmente deboli e fragili. Da parte mia sono profondamente convito di una cosa è cioè del fatto che la società tutta è chiamata a impegnarsi verso la direzione di un progetto di umanità, o meglio di una umanità nuova, rinnovata, più compiuta, più all’altezza del momento storico in cui viviamo, entrando in una dinamica di dedizione e di cura dell’altro, in particolare dell’altro fragile, ferito, in cammino, in difficoltà. Solo così possiamo sperare in un mondo migliore, dove l’individuo riconosce se stesso e l’altro da sé in relazione all’educazione ricevuta, ovvero nel pieno riconoscimento dell’altro diverso da me ma uguale nella dignità e nel rispetto, in un vicendevole scambio di mutuo soccorso. Il moltiplicarsi dei casi di violenza a cui oggi assistiamo è direttamente correlato con la crisi delle relazioni interpersonali e più in generale con l’impennata dei fattori di vulnerabilità individuali e sociali che caratterizza l’attuale fase storica. Dobbiamo quindi iniziare a prendere coscienza e conoscenza del fenomeno, a vedere e a sentire le grida d’aiuto delle vittime. Perché si tende a negare che la violenza, nelle sue molteplici forme, esista. Purtroppo, la violenza soprattutto contro le donne diventa allarme sociale in occasione di eventi specifici, come lo stupro e quando comporta la morte della vittima. Si scatena una campagna di stampa effimera e superficiale con titoli a carattere cubitali e per un breve periodo si assiste a un risveglio delle nostre coscienze, dopo di che scema l’attenzione e apparentemente ritorna la calma, la rassicurante tranquillità quotidiana. Diversamente, sarebbe auspicabile e quindi fondamentale per una sana educazione civica e morale, orientare la comunicazione televisiva e di stampa verso forme di diffusione che esaltino il senso profondo del rispetto verso gli altri, per una vera dimensione identificativa dell’uomo. Di fronte alla gravità di un fenomeno che sta assumendo dimensioni sconcertanti, gli interventi a protezione delle persone che hanno subìto o subiscono violenze comportamentali e sessuali, perché abbiano successo, devono saper cogliere il profondo disagio interiore che tormenta la vittima, caduta in un abisso da cui sembra impossibile risalire. Perché si possa sviluppare una più incisiva prevenzione sul fenomeno della violenza è fondamentale porsi e rispondere a una serie di domande: che cosa spinge un marito, un amante, un compagno, un fidanzato a trasformarsi in aguzzino? E perché una donna al primo episodio di violenza non allontana da sé, per sempre, l’uomo che la minaccia ma gli resta accanto negando ai familiari, ai colleghi e agli amici, l’evidenza dei fatti? Cosa si fa per incoraggiare la vittima a rompere il silenzio e uscire allo scoperto, per denunciare l’abuso con convinzione ferma e con fiducia? Come si può intervenire per arginare questa spirale di violenza? Come si può prevenirla? La verità è che viviamo un momento storico in cui è in atto una vera e propria guerra contro i corpi e la dignità delle persone, uomini o donne che siano. La verità è che siamo volutamente distratti a raccogliere il grido di dolore e lo sguardo sul senso di solitudine, di frustrazione e di assordante silenzio che circonda le vittime. La verità è che necessita “ripristinare” l’antica regola a fondamento della quale c’è il rispetto di quella risorsa umana che chiamiamo persona. In una società indubbiamente in crisi, nella quale le persone sono deboli e fragili nella gestione delle dinamiche relazionali e in cui occasioni di violenza trovano terreno fertile, è difficile cogliere nuovi spazi e assetti comunicativi basati sul reciproco rispetto e sulla cura l’uno dell’altra. E’ in tutto questo, il senso del mio intervento. Un insieme di forti e vibranti richiami perché nessuno si abitui a essere indifferente a questo scempio e a scoprire, come insegna il grande maestro spirituale indiano Osho, il vero volto dell’Amore: Se ami saprai che tutto inizia e tutto finisce e che c’è un momento per l’inizio e un momento per la fine e questo non crea una ferita. Non rimani ferito, sai che quella stagione è finita. Non ti disperi, riesci a comprendere e ringrazi l’altro: “Mi hai dato tanti bei doni, mi hai donato nuove visioni della vita, hai aperto finestre nuove che non avrei mai scoperto da solo. Adesso è arrivato il momento di separarci, le nostre strade si dividono. Non con rabbia, non con risentimento, senza lamentele e con infinita gratitudine, con grande amore, con il cuore colmo di riconoscenza. Se sai come amare, saprai come separarti... VIOLENZA DI GENERE E CONTROMOSSE:PROFILI GIURIDICI E MISURE DI DIFESANovembre 25, 2020costume e società / Formazione e Ricerca / homeDi redazione.”Violenza di genere e contromosse: profili giuridici e misure di difesa” è il titolo del convegno che si è svolto nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, organizzato da Deborah Impieri, Presidente dell’Associazione nazionale medicina e consumo, con la collaborazione del gruppo24ore, dello Studio legale Assumma e il patrocinio del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Il convegno, svolto in streaming, è stato aperto dal senatore Maurizio Gasparri ed è stato arricchito da interventi di qualificati relatori, tra cui l’avvocato Antonino Galletti, presidente del Coa, Stefano Callipo, presidente dell’Osservatorio violenza e suicidio di Roma, il professor Luigi Iavarone dell’Università Pegaso, il professor Pier Antonio Bacci, già direttore scientifico Roma international estetica, Roberta Bruzzone, criminologa, Cristina Priarone, direttore generale di Roma-Lazio film commicion Paola Tassone, direttore scientifico del festival internazionale del corto, Ruggero Capone, giornalista, che hanno trattato le tematiche dello stalking, cyber bullismo, estorsione sessuale e vendetta sessuale, mass media e cinema come strumenti terapeutici. Gasparri ha evidenziato l’urgenza di intervenire per contrastare questo grave fenomeno, cercando soluzioni concrete più adeguate di quelle attuali e, nel contempo, sviluppare una battaglia culturale, a cominciare dalle scuole, per sedimentare nelle coscienze il rispetto per la donna.... MORTO BEPPE MODENESE STRATEGA DEL MADE IN ITALYNovembre 22, 2020costume e società / home / ModaIl primo ministro italiano del fashion” avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 26 novembre. E’ stato lo stratega dell’immagine del Made in Italy nel mondo e sul campo si era guadagnato i soprannomi di “ambasciatore della moda”, “primo ministro italiano del fashion”, “ministro dell’eleganza”. Il mondo della moda ha perso uno dei suoi personaggi più influenti e più amati: Beppe Modenese, presidente onorario della Camera Nazionale della Moda, è morto nella tarda serata di ieri nella sua casa di Milano. Avrebbe compiuto 93 anni tra pochi giorni: era nato ad Alba (Cuneo) il 26 novembre 1927, dove ha abitato fino al 1979. Nel 2003 gli fu conferita la Medaglia d’oro della Città di Alba per essere stato “uno dei grandi artefici dell’affermazione della moda italiana nel mondo”. Public relation, comunicatore, organizzatore di eventi per la moda e nella moda e, per passione, creatore di una collezione di gioielli per Faraone, Giuseppe “Beppe” Modenese ha applicato alle esigenze di ribalta degli stilisti, che stavano fortemente emergendo a Milano nella seconda metà degli anni ’70, la lezione imparata dall’imprenditore Giovanni Battista Giorgini a Firenze, con cui collaborò per la promozione della moda italiana con la storica sfilata presso la Sala Bianca di Palazzo Pitti nel 1952: un solo centro di sfilate in modo da non sottoporre compratori e giornalisti a impervie sfacchinate da un luogo all’altro della città e soprattutto nella convinzione che il ‘tutti insieme’, seppure in sfilate non collettive ma individuali, avrebbe dato forza all’immagine del prêt-à-porter italiano. In alleanza con l’Associazione Industriali dell’Abbigliamento, Modenese si batté per quest’idea. Sono nati così, in un padiglione della Fiera di Milano, il Modit e il Centro Sfilate che, nel decennio ’90, organizzato dalla Camera della Moda di cui dal 1998 Modenese era presidente onorario, è diventato Milano Collezioni. Quell’idea è stata vincente. Modenese ha tenuto per mano molti stilisti al debutto, soprattutto quando esordivano negli Stati Uniti: tra di essi Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che individuò giovanissimi nel 1985 e invitò a sfilare a Milano Collezioni. ) (Pam/Adnkronos)... LO STILE DELLA MODA ITALIANA IN SCENA AL MUSEO DI RIGAOttobre 14, 2020costume e società / home / Life StyleDi redazione. Arriva finalmente al Museo della Moda di Riga una mostra molto attesa dai suoi visitatori: “Da Fortuny a Versace. 100 anni di moda italiana” (From Fortuny to Versace. 100 Years of Italian Fashion), visitabile fino al 20 Gennaio 2021. Alle opere preziose della collezione eccezionale di Alexandre Vassiliev (è una delle collezioni private di costumi e accessori di moda più grandi del mondo), si aggiungono i capolavori creati dagli stilisti italiani di moda durante il XX secolo, e non mancano incursioni agli inizi del XXI. La mostra “Da Fortuny a Versace. 100 anni di moda italiana” è già l’ottava mostra del Museo della Moda. L’idea è nata già alcuni anni fa, e la sua apertura era prevista nella primavera di quest’anno, purtroppo rinviata a causa della pandemia. La direttrice del Museo della Moda, l’architetta Natalia Muzychkina riconosce che «Le opere centrali della mostra rappresentano l’immagine creativa dell’Italia e il modo italiano di godersi la vita. Nel tempo, mentre tutto il mondo cerca di adattarsi alle nuove condizioni, la capacità italiana di cambiarsi, svilupparsi e rinascere è particolarmente edificante». Attualmente l’Italia ha conquistato lo status di paese più “alla moda” e il suo centro del fashion – Milano – è riconosciuto come una metropoli del settore insieme a Parigi, Londra e New York. Il titolo della mostra segna il percorso, dall’inizio del XX secolo, quando a Venezia lavorava Mariano Fortuny, l’eccezionale artista, inventore e stilista di origine spagnola, fino all’arrivo brillante di Gianni Versace nel mondo della moda. La mostra offre la possibilità di recepire le mutevoli tendenze della moda durante l’intero XX secolo. I visitatori possono seguire la storia affascinante di come l’Italia pian piano sia riuscita ad uscire dall’ombra di Parigi, a rinnovare la sua precedente fama di paese sovrano del fashion e a creare un vero miracolo economico, basato sul successo della moda e design, e unendo i metodi moderni degli affari con le tradizioni antiche e i forti legami familiari.Paradossalmente, uno dei più influenti rappresentati della moda italiana non era un italiano, ma uno spagnolo – l’artista, l’inventore e lo stilista Mariano Fortuny (1871–1949). Il suo illustre ruolo nella cultura italiana è stato sottolineato dall’Ambasciatore d’Italia in Lettonia – Stefano Taliani de Marchio – durante l’apertura della mostra. Nella mostra del Museo della Moda, accanto a Fortuny, si possono vedere i costumi di Maria Monaci Gallenga, che sono stati creati prendendo l’ispirazione dai velluti miracolosi dall’epoca rinascimentale.La principale attrazione di questa mostra sono le scarpe – sia create dalle più famose case di moda e di calzoleria italiane, sia disegnate dalle case di moda di altri paesi, ma prodotte in Italia. All’inizio del XX secolo, in Italia era ancora forte il sistema delle botteghe degli artigiani. Non a caso, aziende famose come “Gucci”, “Prada”, “Trussardi” e “Fendi”, nei primi decenni del XX secolo avevano cominciato le attività come manifattori di pelli. Invece, il celebre Salvatore Ferragamo (1898–1960) già dagli anni ‘20 lavorava negli Stati Uniti e creava le scarpe per le star di cinema di Hollywood, salvo poi tornare in Italia per poter usare le competenze eccellenti dei calzolai in patria.Il percorso di una casa di moda per diventare importante non era veloce nell’Italia di quegli anni, e neanche facile, perciò molti stilisti sia nel periodo tra le due guerre, sia dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sono trasferiti a Parigi per lavorare in condizioni migliori, portando con loro l’inesauribile creatività italiana. Elsa Schiaparelli, Nina Ricci, Pierre Cardin, Emanuel Ungaro, Gianfranco Ferré – questi stilisti di moda brillanti ed espressivi, d’origine italiana, hanno indissolubilmente legato le loro attività nel settore della moda parzialmente o completamente a Parigi. Anche alcuni loro abiti sono esposti nella nuova mostra del Museo della Moda di Riga, particolarmente orgogliosa di far ammirare le creazioni di Elsa Schiaparelli (1890–1973), storica rivale di Coco Chanel.Dopo il secondo conflitto mondiale, l’Italia decide di appoggiare il settore tessile e di lavorazione di pelle, fortemente colpito dalla guerra ma riconosciuto come punto forte della sua economia. Appaiono sulla scena stilisti ancora più ambiziosi e dotati e, nel 1951, a Firenze viene organizzata una sfilata di moda dedicata ai giornalisti e agli agenti d’acquisto dei grandi negozi degli Stati Uniti. Il successo è clamoroso e viene ampiamente descritto nelle riviste: questo è esattamente il momento che viene considerato come l’inizio ufficiale della moda italiana moderna.La moda italiana già a quei tempi, e siamo alla metà del XX secolo, affascinava particolarmente con la sua eleganza aristocratica, la qualità e la leggerezza staordinaria dello stile della “dolce vita”, caratteristica soltanto del Belpaese: sole, mare, vacanze e avventure, sono i riferimenti. Utilizzando con intelligenza le tradizioni antiche di creazione degli abiti e delle scarpe, e mixandole alle possibilità della produzione moderna, dei materiali e del design, l’Italia nel XX secolo era diventata una “superpotenza” degli abiti e gli accessori, la patria dei più desiderati, trovando una nicchia libera tra la moda americana sportiva e democratica, e la formalità e la mancanza di comfort dell’alta moda francese.Stilisti come Giorgio Armani, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Miuccia Prada, “Dolce&Gabbana” (marchio che racchiude Domenico Dolce e Stefano Gabbana), alla fine del XX secolo, hanno portato la moda italiana ad altezze inedite. Persino nella difficile situazione dell’industria del settore del XXI secolo, dominata dal fast fashion e dall’enorme influenza cinese, l’Italia ancora sa affascinare, rallegrare e abbellire il mondo con la sua creatività nella moda.Il Museo della Moda a Riga, Via Grecinieku 24, in cooperazione con la Fondazione di Alexandre Vassiliev è stato aperto nell’autunno del 2016. È un museo privato, che è stato creato e viene guidato dall’architetta Natalia Muzychkina. Nelle mostre tematiche e nell’esposizione permanente, il Museo della Moda lascia non solo vedere gli abiti e gli accessori, ma anche sentire l’ambiente dell’epoche precedenti, partecipare e scoprire nuove emozioni sia agli adulti che ai più piccoli. Dalla sua apertura, il Museo della Moda è diventato molto popolare sia tra gli abitanti che tra i turisti. Le piccole, ma ben pianificate sale d’esposizione, sono particolarmente adatte nella situazione odierna, dove gruppi piccoli e individuali, le famiglie o le coppie, che vogliono godersi le mostre in atmosfere storiche e piacevoli, possono essere ospitati in tutta sicurezza.... PREMIATI SCUOLE ED INSEGNANTI ALL’INTERNO DELLA CITTA’ CHE VORREIMaggio 20, 2020costume e società / Cultura e Turismo / DigitaleNell’ambito del progetto “La città che vorrei”, promosso dal dipartimento Nodo INfea della città di Messina in collaborazione con l’associazione Arkadia, è stata organizzata la cerimonia di premiazione degli Isitituti scolastici, che si sono distinti nella promozione di nuove forme di digitalizzazione volte alla tutela dell’ambiente. Ad essere insigniti sono stati gli Istituti di Francavilla, Santa Teresa e tra gli insegnanti Salvatrice Rigano e Ugo Carmelo di Natale. È stato u importante molto importante non solo per gli studenti, ma anche per gli insegnanti che sono stati chiamati ad intervenire in nuove sfide imposte dall’emergenza sanitaria. LA cerimonia, nel rispetto dei DPCM disposti dal Governo è stato organizzata attraverso la piattaforma digitale. Il mondo è cambiato. Adesso dobbiamo imparare a diversificare il nostro modo di interagire. Il progetto – ha spiegato Giuseppe Cacciola, responsabile del Nodo Infea di Messina – ha dimostrato che l’insegnamento virtuale, realizzato con i sofisticati sistemi tecnologici, può garantire alta formazione agli studenti.... CON IL “CUORE TRA LE MANI ” PER SOSTENERE LE FAMIGLIE DURANTE LA PANDEMIAMaggio 5, 2020costume e società / Cultura e Turismo / Formazione e RicercaDi Redazione. Arte e poesia si intrecciano per esprime solidarietà in uno dei periodi più tristi della nostra storia. Tutto è cambiato. Nulla tornerà come prima. In questo periodo di transizione e di adattamento alle nuove condizioni, sono tante le iniziative sociali che hanno voluto umanizzare ogni gesto. Tra i progetti che hanno sensibilizzato l’opinione pubblica la campagna nazionale “Andrà tutto bene”. Il progetto realizzato in accordo con Il MIUR e l’UNICEF, dedicato all’emergenza COVID 19, ha voluto sostenere le famiglie in questo momento così difficile, ma anche sviluppare negli studenti e nelle nuove generazioni forme alternative di comunicazione sociale. Tra le numerosissime iniziative che si sono distinte, pubblicate sul sito dell’UNICEF, l’opera artistica “Il cuore tra le mani” realizzata dall’alunna Maristella Genovese, ( IV B Istituto L. Capuana di Barcellona Pozzo di Gotto), che ha anche interpretato la poesia “ Tu anima che emozioni”, scritta dalla giornalista Katia La Rosa. Un toccante contributo offerto alla campagna nazionale “Andrà tutto bene”. “Comunicare le emozioni in un momento in cui è stato imposto il distanziamento sociale – ha dichiarato la giornalista dott.ssa Katia La Rosa – ha sicuramente contribuito a rafforzare il significato dei contenuti”. Il “tempo del Coronavirus” ha dato vita a profondi cambiamenti nei rapporti di socializzazione, adattiamoci alla nuova era con senso di umanità”. Tu anima che emozioni Morte e amore, lutto e gioia al cuore. Mentre la pandemia ruba vite, impariamo a restituire emozioni infinite. Questo è il futuro che ci aspetterà. L’uomo possa riconquistare quel perduto senso dell’umanità. Vedere senza guardare. Sentire senza toccare. Basta poco, tu anima che emozioni. L’ amore è dentro di noi per gioire L’ amore è dentro di noi per non morire Di Katia La Rosa ... UNA STORIA VERA AI TEMPI DEL COVID:L’ASSIMETRIA DEL CANONE INVERSO.Maggio 4, 2020costume e società / Cultura e TurismoDi Erica Venditti. Dopo il lancio della campagna nazionale #Italiainunabbraccio, “che racconta la storia di chi ci ha lasciato, per donare l’abbraccio che non ha avuto”, la giornalista Katia La Rosa lancia il libro “L’asimmetria del Canone Inverso”, un romanzo contemporaneo, in cui la cronaca di un’emergenza sanitaria vissuta dal Paese, si fonde con una storia vera. “I protagonisti – spiegala giornalista Katia La Rosa, già docente universitaria di teorie e tecniche di comunicazione di massa – sono il simbolo della Pandemia. Lei salva vite e lui ha scortato i feretri all’ultima dimora. Chiara, un medico volontario, Hamir un capitano dell’esercito. Entrambi si ritrovano a Bergamo, focolaio dell’epidemia. I loro è un amore intenso, puro ed immortale. Pubblicherò anche quelle lettere che li hanno uniti nella distanza. Si sono aggrappati all’emozione di una parola, per sentire il calore di quell’ abbraccio che non potevano donarsi. Insegneranno come ai tempi del Covid si può continuare ad amare oltre la distanza. Hanno deciso di non videochiamarsi, perché il giorno del loro primo incontro sarebbe stato speciale. I protagonisti, oggi, lasceranno un’eredità: il libro, che è la loro vita. E’ quel figlio, “dalla pelle scura e dagli occhi verdi ” che non hanno potuto generare durante questa esistenza terrena. I protagonisti hanno affidato a me le memorie di un sentimento puro, tormentato e per questo immortale. Il libro vive di loro e per loro. Il libro è quella “piccola vita” che non terranno mai tra le braccia, ma che oggi, nel silenzio dell’anonimato potranno solo sfogliare, nel ricordo passato di un pezzo di esistenza vissuta, oggi, a metà”.... L’ASSISTENTE CAPO COORDINATORE ALESSANDRO MAGNO RICORDA IL COLLEGA MANCINIAprile 30, 2020costume e società / home / legalita'Di redazione. Il collega poliziotto ricorda Roberto Mancini, nell’anniversario della sua morte. L’ investigatore mori’ di tumore il 30 aprile 2014, dopo aver indagato per anni sui traffici dei rifiuti, che hanno avvelenato la terra campana, che va dal Garigliano al Vesuvio. In una nota diramata dal poliziotto, assistente capo coordinatore Alessandro Magno, si ricorda “la figura di Mancini, che aveva contratto la malattia, nell’indagine di mafia della “Terra dei Fuochi”. Magno, pubblica anche una foto inedita di Mancini, affinché rimanga scolpita nella memoria. “Mancini, eroe a sua insaputa – scrive Magno – ebbe il primato, dimostrato con forza e coraggio, d’indagare sull’ Ecomafia Italiana.Ho deciso di dedicargli questo post perché non ci sarà nessuna commemorazione per via della pandemia, che ha colpito la nostra Nazione. Roberto Mancini, insieme alla sua squadra, porto’ avanti il suo lavoro sperando in un paese migliore, combattendo con ogni mezzo le barbarie della Camorra e non solo. Sacrificò la sua stessa vita per questo ideale.La storia di Roberto è un esempio cristallino e intatto di lotta civica e di contrasto all’illegalità. La verità spaventa e toglie il respiro. Non è per tutti”.... IMPARARE AI TEMPI DEL COVID – 19Aprile 20, 2020costume e società / Cultura e Turismo / DigitaleDi redazione L’emergenza Covid-19 ha costretto il mondo della formazione a muoversi più in fretta verso il digitale. Il progetto la città che vorrei ha anticipato i tempi preparando la scuola alla digitalizzazione e come strumento di formazione. Il cambiamento è stato un’opportunità ha spiegato Giuseppe Cacciola, responsabile del Nodi INfea di Messina. Miliardi di persone sono state costrette a casa per limitare la diffusione del virus, e una larga fetta di loro è composta proprio da studenti. Secondo l’UNESCO, sono stati più di un miliardo e mezzo: si tratta di una cifra pari a un quinto della popolazione mondiale, ed equivale al 90% di tutti gli studenti, di ogni ordine e grado, ripartiti in 190 Paesi. Il tema della scuola durante l’emergenza coronavirus è stato a lungo dibattuto sui media, e tutt’ora ci si sta chiedendo quali saranno gli sviluppi a partire da settembre. In una situazione così complessa, lo strumento che ha permesso di garantire un’educazione quanto più continua e accessibile è stato l’apprendimento online, il cui potenziale è stato subito colto dalle strutture scolastiche. Basti pensare che in Italia, l’82% delle scuole monitorate ha svolto attività didattiche a distanza durante il lock-down, pur con alcune importanti differenze tra le varie regioni. L’e-learning, pur con i problemi di un’adozione così repentina durante l’emergenza Covid-19, sembra quindi configurarsi come un importante elemento di cambiamento.... IMPARARE AI TEMPI DEL COVID – 19Aprile 20, 2020costume e società / Cultura e Turismo / DigitaleDi redazione. L’emergenza Covid-19 ha costretto il mondo della formazione a muoversi più in fretta verso il digitale. Il progetto la città che vorrei ha anticipato i tempi preparando la scuola alla digitalizzazione e come strumento di formazione. Il cambiamento è stato un’opportunità ha spiegato Giuseppe Cacciola, responsabile del Nodi INfea di Messina. Miliardi di persone sono state costrette a casa per limitare la diffusione del virus, e una larga fetta di loro è composta proprio da studenti. Secondo l’UNESCO, sono stati più di un miliardo e mezzo: si tratta di una cifra pari a un quinto della popolazione mondiale, ed equivale al 90% di tutti gli studenti, di ogni ordine e grado, ripartiti in 190 Paesi. Il tema della scuola durante l’emergenza coronavirus è stato a lungo dibattuto sui media, e tutt’ora ci si sta chiedendo quali saranno gli sviluppi a partire da settembre. In una situazione così complessa, lo strumento che ha permesso di garantire un’educazione quanto più continua e accessibile è stato l’apprendimento online, il cui potenziale è stato subito colto dalle strutture scolastiche. Basti pensare che in Italia, l’82% delle scuole monitorate ha svolto attività didattiche a distanza durante il lock-down, pur con alcune importanti differenze tra le varie regioni. L’e-learning, pur con i problemi di un’adozione così repentina durante l’emergenza Covid-19, sembra quindi configurarsi come un importante elemento di cambiamento.... SCOMPARSO SERGIO ROSSI ICONA DEL MADE IN ITALYAprile 3, 2020costume e società / home / ModaDi redazione. Con Sergio Rossi se ne va il primo dei decani del distretto della scarpa di San Mauro. Era considerato il più estroso e creativo, dal carattere non sempre semplice, – scrive Corriere di Romagna – il mestiere imparato direttamente sul campo dal babbo calzolaio, quindi l’ apertura della sua fabbrica a San Mauro Pascoli all’ inizio degli anni ’50 ai bagliori del boom economico che stava per arrivare in tutta la sua forza. E’ morto all’età di 85 anni. A ispirare le prime campagne pubblicitarie fu niente meno che il celebre fotografo Helmut Newton, a indossare le sue scarpe le stelle del cinema come Anita Ekberg nella “Dolce Vita” e Silvana Mangano in “Gruppo di famiglia in un interno” di Visconti. Fu tra i primi a sbarcare negli States. Nel1999 arriva la svolta storica con la cessione del 70% al gruppo Gucci per la cifra monstre di 96 milioni di dollari, con la cessione anche del restante 30% sei anni dopo. Addio a Sergio Rossi, senza dubbio una delle menti più geniali del made in Italy calzaturiero. (Kgn)... COVID-19 TUTELARE LE FASCE PIÙ’ DEBOLIAprile 2, 2020costume e societàDi redazione. ”Sono giornate di emergenza e le fasce sociali più deboli vanno particolarmente protette. Le persone affette da disturbi dello spettro autistico e le loro famiglie non vanno mai lasciate da sole: è dovere delle istituzioni, oggi più che mai, ricordare che chi vive in una situazione di sofferenza e di necessità merita la giusta attenzione a tutti i livelli”. Lo scrive il senatore Udc Antonio De Poli in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo e aggiunge: “Lottare contro i pregiudizi, l’assistenza alle famiglie e l’integrazione sono obiettivi da raggiungere: nella scorsa legislatura è stata approvata la legge sull’autismo. Servono più risorse per attuare il provvedimento e promuovere la piena inclusione sociale”. AdnKronos... DEVA CONNECTION LANCIA IL SUO CROWDFUNDING IN FAVORE DELLA PROTEZIONE CIVILEAprile 1, 2020costume e società / Economia / homeDi redazione. Deva Connection, media agency leader nell’information technology e nell’editoria web, da sempre sensibile a tematiche sociali e fermamente convinta che l’innovazione digitale debba essere messa al servizio anche del benessere globale, lancia in questi giorni la campagna di crowdfunding #facciamoladifferenza su tutti i siti del suo network, a supporto della lotta contro il Covid-19. Forte dei suoi 10.000.000 di utenti unici mese, Deva Connection coinvolge tutti i suoi siti attivando una campagna di raccolta fondi in favore della Protezione Civile, che servirà a sostenere i costi per il soccorso e l’assistenza sanitaria della popolazione colpita dal contagio. “Il concept è sviluppato attorno all’idea di tornare a vivere la nostra quotidianità insieme, grazie al contributo di ogni singolo utente”, spiega Francesca Benni, Digital Strategist. La campagna, multisoggetto, è declinata su tutti i siti di proprietà di Deva Connection e adegua l’aspetto grafico e visivo al portale di riferimento. “Per il nostro paese, questo è un momento di inaudita tensione, sia sociale che emotiva, che probabilmente ci porterà a modificare stili di vita e rapporti lavorativi. Io e la mia azienda sentiamo l’onere e l’onore di dare un contributo reale attraverso quello che sappiamo fare meglio, l’innovazione tecnologica. È per questo che sono così orgoglioso di aver avviato questa campagna di raccolta fondi per la Protezione Civile”, dichiara Valerio Stavolo, founder e CEO di Deva Connection, che aggiunge: “Qualsiasi donazione può fare la differenza”. La raccolta fondi in favore della Protezione Civile non è l’unica iniziativa messa in atto: Deva Connection ha infatti deciso di sostenere come Charity Supporter anche l’evento online Start The Future, che si propone per la prima volta di sfruttare la cooperazione digitale internazionale per rispondere in modo strategico alle sfide attuali e future e si è attivata concretamente anche in altre iniziative private di supporto. In quest’ottica, negli obiettivi prossimi futuri di Deva Connection, la creazione di una Fondazione che possa dare voce e possibilità a tutte le sfide umanitarie e tecnologiche che il pianeta ci metterà di fronte. La piattaforma di equity crowdfunding scelta per l’operazione è gofundme.... CORONAVIRUS NON FERMA I DAZIMarzo 20, 2020costume e società / homeDi Pietro Orteca Nonostante la crisi coronavirus abbia messo in ginocchio il comparto aereo, Washington fa partire le misure sul consorzio europeo Airbus. Trump chiama il coronavirus un ‘virus straniero’ e sospende i voli dall’Europa, senza consultarsi con Bruxelles. Segno dei tempi e della crisi del multilateralismo Politica a volo radente Compagnie aeree nel mondo a rischio chiusura. Non si vola e il mercato aeronautico guarda a un incerto futuro con ansia. Coronavirus e ora, l’amministrane Usa che proprio ieri ha deciso 7.5 miliardi di dollari in nuovi dazi all’Europa per punirla degli aiuti di Stato ai consorzio Airbus a danno della sua Boeing. Tempismo perfetto! «L’evoluzione del Covid-19 a pandemia globale e il suo impatto sull’industria aeronautica rafforza il bisogno di mettere da parte questa vecchia diatriba per trovare una soluzione sostenibile per l’intero settore», prova a perorare il portavoce dell’azienda europea, Clay McConnell. Decisionismo autolesionista Una lunga negoziazione per un accordo, segnala Matteo Meloni su EastWest. «Ma l’accordo non è arrivato, con le diplomazie ora intente a fronteggiare il coronavirus, nemico comune a tutti». Dazi contro, effetti andata e ritorno. «Mentre, da quanto si apprende, l’aumento delle tariffe impatterebbe principalmente proprio sui vettori statunitensi e sui viaggiatori. Delta, American Airlines, Bluejet Airways e le low cost JetBlue e Spirit hanno subito avvertito il Governo Usa che l’aumento delle tariffe avrebbe colpito il settore aereo degli Stati Uniti. Il messaggio, infatti, è chiaro: con i dazi, i costi aumenteranno per tutti». Coronavirus e recessione geopolitica « Trump sospende i voli dall’Europa, senza prima consultarsi con Bruxelles. È un segno dei tempi e della crisi del multilateralismo», aggiunge Marco Dell’Aguzzo, sempre EastWest. Trump che insiste con i muri. Contro il ‘Virus cinese’ facendo infuriare Pechino, e ancora il muro al confine con il Messico. «Giovedì scorso ha invece annunciato la sospensione dei voli dall’Europa (Regno Unito escluso), senza averne discusso con gli alleati nel Vecchio Continente». Bruxelles ha risposto duramente, provando a spiegare al sempre meno alleato che «Una crisi globale richiede cooperazione piuttosto che azioni unilaterali». Unilateralismo ‘trumpiano’ «L’unilateralismo è un tratto tipico dell’amministrazione Trump. Di più: è un simbolo sia della fine dell’ordine mondiale a guida americana, sia di una più profonda crisi del multilateralismo». Le grandi organizzazioni nate dopo la fine della Seconda guerra mondiale principalmente su spinta occidentale , come il Fondo monetario internazionale e il G7, «hanno perso rilevanza ed efficacia». Vecchi equilibro troppo ‘americani’, che non rispecchiano più gli attuali equilòibri. «Pensiamo alla Cina, oggi la seconda potenza economica, che vuole creare proprie alternative alla Banca mondiale o all’Organizzazione mondiale della sanità». «Prendendo in prestito le parole dell’analista Ian Bremmer, «Stiamo vivendo una fase di recessione geopolitica», denuncia l’analista Ian Bremmer. Recessione geopolitica e – aggiungiamo noi pensando all’amministrazione Usa – recessione di classe politica. Remocontro ... CORONAVIRUS GLI ULTIMI AGGIORNAMENTIMarzo 8, 2020costume e società / Formazione e Ricerca / homeDi redazione. Bilancio pesante per le morti legate al coronavirus: nelle ultime 24 ore i decessi sono stati 133, passando da 233 a 366, con un aumento del 57% in un giorno. Il maggior numero viene dalla Lombardia, 113. L’incremento dei malati, passati da 5.061 a 6.387 (+1.326), è stato del 26,2%. Meno marcato l’aumento delle persone guarite, diventate in totale 622, con un incremento di 33 unità (+5,6%). Infine i malati in terapia intensiva sono aumentati di 83 (+14,63%). E’ quanto si evince dai dati della Protezione Civile. “Questo è il momento della responsabilità, da parte di tutti. Questa battaglia si vince solo con l’impegno di ognuno di noi”. Lo scrive su Instagram il premier Giuseppe Conte, rilanciando quanto detto la scorsa notte in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il Decreto in pillole. Coronavirus, restrizioni rigidissime: chiuse la Lombardia e altre 14 province. Il decreto è stato firmato nella notte, (ore 3.22) fra il 7 e l’8 marzo dal premier Giuseppe Conte. Il provvedimento è composto da tredici pagine, compreso l’allegato già diffuso nei giorni scorsi con le regole primarie di igiene (lavare spesso le mani, evitare contatto ravvicinato con persone malate, etc). Il testo è suddiviso in cinque articoli. Scarica il documento. DPCM_20200308... IN SICILIA ARTE E SOCIALIZZAZIONE:RENNE AVVIA IL PROGETTO RICREAMOCIMarzo 8, 2020costume e societàDi Redazione. Arte e socializzazione è questo il binomio del progetto “Ricreiamoci”. Il percorso didattico formativo, già avviato settimane fa, ha coinvolto i ragazzi dell’Associazione culturale “I Vulcanici” unitamente ai ragazzi che frequentano il Dipartimento di Salute Mentale dell’Asp 3 di Catania. I ragazzi coinvolti, nel corso che si è svolto nell’ Oratorio della Chiesa Madre, di Santa Tecla, frazione della Città di Acireale (CT), in Sicilia, hanno realizzato manifatture artigianali in pietra (collane, orecchini, bracciali, ecc.) che verranno messe in vendita per autofinanziare l’Associazione stessa. Il progetto, molto ampio ed articolato, è stato promosso, e finanziato, dal Consigliere comunale Sabrina Renna e dall’ex Assessore Antonio Coniglio. L’iniziativa di grande impatto sociale, è stata apprezzata sul territorio dalla Dottoressa Stevani (del Dipartimento di Salute Mentale Asp 3) e dal Presidente dell’Associazione Angela Scalia.“Bisogna mettere al centro dell’interesse della collettività le differenze, fuori dal tradizionale setting terapeutico. Questi ragazzi devono affacciarsi, presto” al mondo del lavoro”, ha dichiarato Sabrina Renna.Il progetto andrà avanti per sei mesi, tutte le settimane sotto la guida esperta nel settore dell’artigiano Katia Visalli. L’obiettivo è far acquisire ai ragazzi le competenze necessarie per acquisire la migliore autonomia nelle lavorazioni....