In memoria

In Memoria

Per stringersi al dolore di un’ Italia in lutto:storie e ricordi

Nino La Rosa

A mio padre che illumina e guida i miei pensieri. L’immagine della sua presenza, la vedrò brillare tutte le notti in cielo.

Alfio Baccarini 

Il suo ricordo lo porteremo nei  nostri cuori. Si è spento, a 76 anni, (non per il Covid 19). Il nostro abbraccio virtuale lo accompagnerà in cielo.

 Giuseppe Verardelli

Il simbolo dell’umanità. Muore per salvare un’altra vita. Parroco di Casnigo (Bergano), rinuncia al suo respiratore per donarlo a un paziente più giovane. 

Marco Lera

Stimato medico, di Gragnano, lascia la sua famiglia. La comunità si stringe al suo dolore . 

 Andrea Tesei 

Andrea Tesei, 26 anni, capo scout, si è spento all’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì. La sua memoria vivrà nel ricordo di tutti.

Mi sembra di averti conosciuto ieri. Era estate, faceva caldo, il cielo era pieno di stelle. Sedevo su di una panchina; in direzione del mio sguardo una visione ! Una fitta chioma nera che incorniciava un viso olivastro, dai tratti esotici. Pensavo: ” conoscere un ragazzo così bello sarà  impossibile!”. Avevi una maglietta blu, un pantalone bianco e un’abbronzatura così intensa che  tua pelle era quasi nera. C’era un atmosfera magica, fiabesca, ti sei diretto proprio verso di me; chiedendo: “scusa posso sedermi qui?” Da allora Fabio non ci siamo più separati per 22 anni. Sei entrato nella mia vita con eleganza, in punta di piedi. Siamo cresciuti insieme. Sbagli,delusioni, tristezza, allegria, risate, complicità, sorrisi e tanto amore hanno reso la nostra vita una giostra di emozioni. I tuoi modi rudi eppur gentili hanno conquistato il mio cuore giorno dopo giorno. Una sera dopo un controllo medico, quella terribile sentenza: un carcinoma! Come tuo solito me lo dicesti con un’ aria quasi sorridente, mentre il cuore mi si fermò e un tumulto di pensieri negativi annebbiò la mia mente. No! Non dovevo, non potevo farti vedere la mia preoccupazione. Aspettavo la solitudine, le ore più tarde, per consumare nella casa materna, un pianto silenzioso soffocato nel cuscino. Abbiamo continuato a vivere normalmente, per tre anni come eterni fidanzati, ognuno a casa propria, con la gioia quotidiana di vederci e il sogno segreto di sposarci e vivere insieme. Sei stato forte, impavido, battagliero, fino a quei due giorni o poco più in cui siamo diventati un tutt’uno, non con il matrimonio ma attraverso i nostri corpi; il mio è diventato un’ estensione del tuo. Ero le tue gambe, le tue braccia, la tua voce. Una sera hai indicato il balcone, ti sorreggevo, le tue gambe non lo facevano più, volevo darti la sensazione di camminare da solo. Hai voluto vedere fuori; guardando il cielo estivo e stellato ti sei commosso per la sua bellezza. Non sapevo che quel cielo, che aveva preparato il sipario ad una magnifica storia la avrebbe anche chiusa. Il giorno seguente eri in ospedale, al pronto soccorso covid, il tampone risultava negativo ma non era possibile vederti. Io e tua madre eravamo colonne sgretolate sotto un peso insopportabile. Una dottoressa commossa dal nostro pianto ci ha concesso una breve visita. Tua madre è entrata per prima, io aspettavo fuori il mio turno con ansia; non mi facevano entrare. Le ore sembravano eterne, così lei dopo aver sentito il mio pianto al telefono, mi ha aperto la porta. Ti ho visto immobile con una maschera sul viso, collegata ad un respiratore, eri privo di sensi. Ti ho detto all’orecchio “5” il nostro codice dato dal numero delle lettere che compongono la parola:”ti amo”. Ti hanno portato in un reparto, abbiamo potuto vederti un’ ultima volta, qualche secondo rubato. Quelle porte non si sono mai più aperte. Il giorno precedente  il mio compleanno, lo sentivo nel cuore  non ti avrei più rivisto vivo. Era  pomeriggio quando  ho preso posto davanti alle porte del reparto in cui eri; a causa delle norme anti Covid non potevo entrare, ma nel cuore avevo la certezza granitica che tu sapevi ! Per ore ho elemosinato di vederti, non ho potuto, non era concesso a nessuno vedere i propri familiari. Quando è giunta la notte ho preso ogni speranza e sono tornato mestamente a casa. Ho preso delle gocce di calmante, quando ero stordito, in uno stato di dormiveglia, ho sentito mia sorella che bussava alla porta gridando “Fabio è morto!”. Una corsa verso l’obitorio con tua madre e tuo fratello che non volevano vedere le tue spoglie. Io al contrario, avevo paura di non vederti mai più. Ti ho preso una mano, era calda. Ti ho lavato il viso, ti ho pettinato, ti ho detto ti amo e ho baciato le tue morbide labbra. Sono stati i miei ultimi gesti d’amore. Ti amo e ti amerò per sempre Fabio, tuo Giuliano.