il premier ungherese Viktor Orban, faccia a faccia a con il Papa. Il Santo Padre ha infatti espresso il proprio apprezzamento nei confronti dell’Ungheria per la sua opera di accoglienza verso i profughi che scappano dalla guerra. Il primo ministro magiaro ha chiesto al Santo Padre di “sostenere” gli sforzi del suo Paese “per la pace”, dimostrando così la volontà di porre fine al conflitto il prima possibile. Il premier, sebbene sia il leader Ue più ‘vicino’ a Vladimir Putin, ha condannato l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Non solo. Fin dall’inizio del conflitto, Budapest ha ribadito il proprio no alle armi in Ucraina: non solo ad inviarne di nuove, come chiesto più volte dal presidente Zelensky, ma chiudendo anche al transito di armamenti sul territorio ungherese verso Kiev. Una decisione dettata, secondo quanto dichiarato da Orban, da questioni di “sicurezza nazionale”, ma che comunque è in linea con le parole del Santo Padre che più volte ha condannato la spesa in armamenti definendola “una pazzia” e sostenendo che “la vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari. Ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti”.
Parole che al momento non sembrano essere state ascoltate, nemmeno quelle proferite in piazza San Pietro durante l’Angelus della domenica delle Palme, quando ancor prima il Pontefice chiese “una tregua pasquale”, per “arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato”. LaPresse.