venerdì, Marzo 29, 2024
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L’INFLAZIONE SULLA SCIA DEL VIRUS A MINACCIARE IL FUTURO

Di Piero Orteca. le ondate della pandemia hanno causato una prolungata alterazione dei mercati e alla fine è spuntata un’inflazione d’altri tempi. Il crollo dei Pil e le recessioni a catena seguiti da “rimbalzi” nella crescita che, con un effetto “jo-jo”, presente quel dischiatto fatto andare su e giù appeso a un filo? L’economia come l’andamento altalenante del contagio.
L’Italia campione per l’Economist e la super crescita lodata dal Von der Leyen. Tutti contenti, ma anche tutti sicuri? Dubbi e analisi.

Pandemia ed economia non solo rima

La pandemia ha avuto effetti collaterali devastanti sulla nostra quotidianità. Ha cambiato stili di vita, mentalità e aspettative. Già, aspettative. Una componente fondamentale dell’economia contemporanea. I diversi settori produttivi distributivi, la finanza, i programmi d’investimento di lungo periodo hanno sofferto il consolidarsi di una congiuntura sempre più negativa. Il crollo dei Pil e le recessioni a catena, sono stati seguiti da “rimbalzi” nella crescita che, con un effetto “jo-jo”, hanno rispecchiato l’andamento altalenante del contagio. In definitiva, è stato impossibile elaborare un modello da seguire per fare uscire il pianeta dalla crisi.

Ognuno per se, ma come e quanto?

Ognuno si è mosso a modo suo. Non tanto per il ‘come’, con lo Stato tornato regista dell’economia dappertutto, ma piuttosto per il “quanto” (il livello delle risorse ‘a debito’ da impiegare). E anche, non meno importante, per il “fino a quando”. Stiamo ponendo una domanda basilare per qualsiasi sistema-Paese: non rischiamo di trasformare l’eccezionalità nella normalità? Beh, la risposta è no. Perché quello che ignora (o fa finta di ignorare) la politica, lo rimettono subito e impietosamente a posto i numeri. La nostra idea è che si stia cantando troppo presto vittoria, a tutte le latitudini, per una ripresa che ancora zoppica vistosamente. Anzi, arranca.

L’economia boom, salvo inflazione

L’aumento dei Pil, che in tempi normali sarebbe da boom cinese, attualmente è drogato dalle cadute verticali subite nel 2020. Un’analisi più razionale ed equilibrata deve tenere conto degli indicatori espressi dai vari sistemi economici nel 2019. La vera crescita va parametrata su quei dati. Il resto è fumo. D’altro canto, e questo è il vero spettro che si aggira per i mercati in questa fase, la ‘ripresina’ si sta tirando appresso un’inflazione che non si vedeva da quarant’anni. Almeno in alcuni Paesi, onusti di allori e di gloria capitalistica. Gli Stati Uniti sono già quasi al 6,5% e, di questo passo, Joe Biden finirà per giocarsi le elezioni di Medio termine.

Economia Usa e tutt’attorno

Biden è riuscito per un pelo a fare alzare il tetto del debito federale, evitando il fallimento dello Stato. Ma dovrà spendere trilioni di dollari per i programmi sulle infrastrutture e sul welfare. Insomma, il futuro per la classe medio-bassa americana non sembra dei più rosei. Anche in Germania le campane suonano a morto. Traumatizzati dall’inflazione di Weimar (1 kg di pane costava 400 miliardi di marchi), i tedeschi si erano modellati la Banca centrale europea come una dependance della Bundesbank. Poi è arrivato Mario Draghi e ha riscritto la storia.

Se la locomotiva Germania frena

Ora a Berlino devono fare i conti con un’inflazione al 6,3% e con un Pil asfittico, che quest’anno crescerà di un “misero” 2,7%.Tra le altre cose, il nuovo governo Scholz ha il semaforo “Verde” sempre aperto. Gli ambientalisti hanno già fatto sapere di non volere il gas di Putin, perché il Nord Stream 2 non rispetta le direttive di Bruxelles. Un mezzo suicidio. Anche se pensiamo che, alla fine, i socialdemocratici firmeranno con Vladimir Vladimirovic. Sempre meglio che avere un’inflazione a due cifre.

Regno Unito con o senza Boris

Oltremanica il dibattito sul prepotente arrivo dell’ondata inflazionistica è stato precoce. Il nuovo capo economista della Banca d’Inghilterra, Huw Pill, già a settembre ha diffuso numeri che poi i fatti hanno confermato in pieno. Ha detto che prima della fine dell’anno, l’aumento dei prezzi si sarebbe attestato ben oltre la soglia del 5%. Cosa che poi è puntualmente avvenuta. Gli esperti dicono che, globalmente, un rinfocolarsi dell’inflazione era atteso, ma non sulla scala che sta assumendo a livello globale.

Corto circuito economico

Ma cosa si è verificato veramente? In pratica, si è trattato di un ‘corto circuito’ economico che ha colpito flussi finanziari, produttivi e commerciali. Una sorta di ridondanza amplificata dal Covid. I lockdown, il crollo della domanda, le turbolenze sul mercato del lavoro, la crisi asimmetrica che ha colpito in maniera differenziata i vari settori dell’economia, hanno determinato reazioni diverse. In alcuni mesi è saltato un equilibrio che si era stratificato in decenni. Sconvolto il mercato delle materie prime e quello dei semilavorati ad alto valore aggiunto, a partire dei microchip.

Scossoni del prezzo dell’energia

Decisivi i violenti scossoni dei prezzi dell’energia. In primis il gas. Aumentato il costo di ciò che potremmo definire “rischio sistemico”, a cominciare dai trasporti. Più in generale, le tensioni, come in una catena di Sant’Antonio, si sono comunque scaricate (e vanno tuttora scaricandosi) sugli utilizzatori finali, cioè i consumatori. Il problema vero è che i rimbalzi del Pil se li sta mangiando l’inflazione. Ignorare questo fenomeno e puntare troppo sulla spesa, per uscire dalla crisi, significa andare incontro a una ‘sindrome turca’.

‘Sindrome turca’

Ad Ankara, Recip Tayyip Erdogan ha costretto la sua Banca centrale ad abbassare i tassi di interesse per accelerare la ripresa. Dopo un giorno, sono crollate la Borsa è la lira. Il Pil turco viaggia intorno all’8%, ma l’inflazione ha superato abbondantemente il 21%. Una classica situazione di ‘crescita senza sviluppo’, dove i numeri dipingono un quadro molto complesso e non certo incoraggiante. Qualche analista, mesi fa, vedeva addirittura pericoli di stagflazione. Certo, la cronicizzazione della pandemia pone interrogativi inquietanti. Ci vorrà del tempo, perché l’economia torni quella di prima.

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