venerdì, Aprile 19, 2024
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A Guadalcanal sbarcano prima i cinesi degli americani

Di Piero Orteca L’Europa chiusa nei guai con la Russia, i veri scontri di dominio planetario si combattono altrove. Isole Salomone sperdute nel Pacifico Sud-occidentale. Nel ricordo di alcuni di noi, vecchi film di guerra in bianco e nero e storia mai studiata a scuola, la feroce battaglia di Guadalcanal, Seconda guerra mondiale, dove gli Stati Uniti dovettero versare sudore, lacrime e sangue contro il Giappone.
Ora la sfida, al momento solo politica e commerciale degli Stati Uniti, è con la Cina che, con la strategiche Isole Salomone di fronte all’Australia, ha firmato un accordo ‘sulla sicurezza’. Schiaffo in piena faccia alla diplomazia Usa nel nuovo oceano di riferimento americano.

Da Limes

Il nuovo oceano di riferimento americano

È una bomba diplomatica a scoppio ritardato. Ma, anche se ampiamente annunciata, ha fatto lo stesso un bel botto. Dunque, da ieri è ufficiale: la Cina e le Isole Salomone hanno firmato un solenne accordo “sulla sicurezza”. Beh, si chiederanno in molti, dove sta la notizia “esplosiva”? Semplice, sta nei libri di geografia e in quelli di storia. Nei primi, viene dimostrata, a occhio, l’importanza strategica di un sito da cui si controlla tutto il Pacifico Sud-occidentale. Nei secondi, invece, è ricostruita la feroce battaglia di Guadalcanal, dove gli Stati Uniti dovettero versare sudore, lacrime e sangue per arginare l’impeto espansionistico del Giappone, nella Seconda guerra mondiale. E sembra quasi una beffa del destino che oggi, a ottant’anni esatti di distanza, un’altra potenza asiatica, la Cina, sfidi sfacciatamente l’America nell’oceano più vasto del pianeta. Così, ora nessun analista di geopolitica potrà più dubitare del fatto che Pechino giudichi il Pacifico una sua “sfera di influenza”, almeno fino alle Hawaii.

Isole simbolo per una sfida

Ecco perché un pugno di isole, entrate nella mitologia bellica dell’US Army con una carica simbolica fortissima, possono diventare la “red line” oltre la quale il confronto tra Cina e Stati Uniti diventa straordinariamente complesso. E quindi non solo imprevedibile ma, in ultima analisi, oltremodo “ingovernabile”. La verità “vera” (scusate la tautologia) è che i cinesi, al contrario di molti commentatori europei e americani, non ritengono che l’Occidente goda di grande considerazione nel resto del mondo.

Distruzione – distrazione

Per loro, la guerra ucraina non è solo una “grande distruzione”, ma anche una “grande distrazione”. Insomma, sono tentati di approfittare del presunto vuoto di potere, creatosi in altre macro-aree di crisi, per spostare equilibri già precari. Sanno che gli scombussolamenti indotti sui mercati dell’energia, delle materie prime, dei semilavorati e degli alimenti di base, provocheranno sconvolgimenti epocali in moltissimi Paesi, che hanno un Pil pro-capite insufficiente. Lo sanno e cavalcano, anzi, guidano, malcontento e frustrazione dei tre quarti del pianeta, costretti ad arrancare. Questo spiega molte cose: dai voti all’Onu alle sanzioni inapplicate, dall’ostilità araba e africana verso gli Usa, alla “freddezza” di giganti come India, Brasile, Messico, Sudafrica e Nigeria per le ragioni dell’Occidente.

South China Morning Post

Tornando al Patto con le Salomone, il “South China Morning Post” di Hong Kong ieri l’ha sparato come notizia di apertura, dicendo che il Ministero degli Esteri di Pechino si è preoccupato di sottolineare che si tratta di un accordo “contro nessuno”. Forse cercando di rassicurare, in primis, l’Australia. Chi, invece, non si sente sicura per niente è la Casa Bianca che, dopo decenni di torpore, è tornata a interessarsi delle Salomone, quando ha saputo del probabile sbarco dei cinesi. Biden, di sicuro, è stato preso di sorpresa. Ma, in questo caso, forse maggiormente colpevoli sono il Dipartimento di Stato e il Consiglio per la Sicurezza nazionale, che sono sembrati all’oscuro di tutto fino a qualche mese fa.

Colti di sorpresa

Blinken stava cercando di recuperare il tempo perduto, spedendo nel Pacifico due alti funzionari (Kurt Campbell e Daniel Kritenbrink) e annunciando l’apertura di un’ambasciata. Gli inviati americani sarebbero dovuti arrivare questa settimana, ma i cinesi li hanno bruciati “in volata”, firmando prima. Il portavoce del Ministro degli Esteri, Wang Wenbin, ha affermato che Washington diffama la Cina senza motivo e che diffonde l’instabilità nella regione. Wang ha pure sbeffeggiato la diplomazia di Biden, affermando che “per 37 anni nessun funzionario americano si è mai visto da queste parti. Ma ora arrivano tutti in un colpo. Si preoccupano del benessere degli isolani o hanno altri motivi?” Aggiungendo che, nella loro agenda, forse sono fissati obietivi diversi. Quali sono? Beh, secondo loro, pare di capire, anche le “democrazie” quando vogliono, sanno essere prepotenti. “remocontro”.

 

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