Editoriale di Katia La Rosa. Guardo fuori da una finestra. Silenzio e pensieri che si rincorrono. Gli occhi si perdono, nell’infinita incertezza, di un tempo scandito solo dalla conta delle vittime: 6.077. Sono storie e vite, che non si ha più il tempo di raccontare. La crudeltà della morte diventa profondamente oscura ed isolata. E’ un lutto che avvolge tutta l’Italia. Solo sconcerto, solitudine, dolore e paura. Quel dolore che rende inermi e raffredda ogni emozione. So bene, cosa significa, non essere accanto alla persona cara, per dirgli, un’ ultima volta, “ti voglio bene”. Ho perso mio padre in un incidente stradale. Oggi, condivido il dramma e lo sconforto di tutti quegli italiani, che non potranno abbracciare e consolare i propri cari. Conosco bene quel tormento, che paralizza, lascia senza fiato e cancella ogni pensiero. Un dolore, che non ci abbandonerà più. E’ una cicatrice che la Nazione, trascinerà come una croce, nel ricordo di una guerra giunta inaspettata. Una guerra che si combatte nella trincea degli ospedali. “Soli, impauriti e dopo la morte seppelliti in fretta”. Sarà questo il racconto riportato nei libri di storia per descrivere lo stermino dell’invisibile killer,“Covid19“. E poi, si scriverà ancora, come il dolore e il “senso di famiglia” si siano digitalizzati e la video chiamata, sia stata, quell’ultimo inafferrabile “abbraccio”. Questa e’ la storia di un massacro, anche emotivo, che non si è consumato sui campi di battaglia, ma in un letto di terapia intensiva. Nel silenzio di un’atmosfera spettrale, si sente solo una parola: “non lasciateci soli”. Un suono sottile e tagliente come una lama, che sta straziando l’anima di un popolo. I pazienti “Covid 19”, con la paura negli occhi, ci lasciano con il lacerante desiderio di sfiorare. per l’ultima volta, quell’umanità negata.Nessun conforto prima della morte. Nessun familiare, a stringere la loro mano, tesa nell’ultimo saluto. Nessuna bara su cui posare un fiore. Questo dramma, ci segnerà. Questa è la storia che stiamo vivendo. Il “Covid 19”, lo ricorderemo tutti, soprattutto per la spietata modalità con cui ha strappato a questa terra, uomini e donne di ogni età. Ai familiari non resta che “piangere solo il ricordo dei propri cari”. Nessuno era pronto a tale strazio. Nessun medico avrebbe mai pensato di essere “la famiglia” di quelle tante vittime. Nessun medico avrebbe mai pensato di ricevere il loro l’ultimo messaggio. Nessuno era pronto. La vita degli italiani è cambiata. Oggi cosa consegneremo alla storia? Il dolore di un abbraccio negato.
L’iniziativa #l’Italia in un abbraccio
L’emergenza Coronavirus ha annullato la ritualità dell’ultimo “saluto” e riscritto le regole del lutto. Si muore soli e senza una cerimonia funebre. Il tempo è scandito solo dalla conta delle vittime.In un’ Italia straziata dal dolore, la giornalista professionista Katia La Rosa, ha lanciato l’iniziativa #l’italiainunabbraccio. Per ricordare storie e vite, che non si ha più il tempo di raccontare. Uno spazio in cui dare voce alla sofferenza di tutti quei familiari, che non hanno potuto assistere e stringere a sé i propri cari, deceduti per qualunque tipo di patologia. Una piattaforma digitale, in cui saranno pubblicati i messaggi, che affidano alla rete, l’ultimo estremo saluto, in un abbraccio virtuale.
I pensieri, le lettere, potranno essere indirizzate a inmemoria@corrieredelmadeinitaly.it Testo corredato da foto formato 500 x 500