venerdì, Maggio 10, 2024
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HORMUZ STRETTA VIA DEL PETROLIO, ROTTA PRINCIPALE VERSO LA GUERRA

Di Piero Orteca Beh, ora forse qualcuno si veglierà prima che sia troppo tardi. Una petroliera britannica sequestrata dalle Guardie rivoluzionarie degli ayatollah, nei pressi dello Stretto di Hormuz. La “Stena Impero”, che era in rotta verso l’Arabia Saudita, è improvvisamente scomparsa per poi riapparire in un porto iraniano, quello di Bandar Abbas. La nave sarebbe stata assaltata da barchini armati “scortati” da un elicottero. A bordo ci sono 23 uomini di equipaggio. Appresa la notizia, il governo di Londra ha immediatamente riunito lo speciale comitato di crisi “Cobra”. Anche Trump ha violentemente protestato. Gli iraniani hanno emesso un laconico comunicato, per chiarire la presenza di “problemi” sulla “Stena”. In primis, secondo loro, il tanker viaggiava col sistema Gps chiuso. Aveva poi imboccato il “corridoio” sbagliato, scambiando l’entrata per la corsia di uscita dallo Stretto. Da ultimo, non avrebbe risposto ai ripetuti avvertimenti delle forze navali di Teheran.

Falso allarme altra nave sequestrata

Poco dopo è stato segnalato un secondo sequestro, quello della petroliera battente bandiera liberiana, la Mv Mesdar, di proprietà della Norbulk, compagnia con sede a Glasgow che come la Stena Impero doveva scaricare petrolio in Arabia Saudita. Secondo alcune ricostruzioni e i media iraniani, la Mesdar però sarebbe stata solamente fermata per un controllo, non sequestrata e avrebbe ripreso la navigazione, ma cambiando rotta. La tensione nello stretto di Hormuz arriva il giorno dopo l’annuncio, sempre da parte dei Pasdaran, del sequestro dell’emiratina Riah, accusata di contrabbando di petrolio, mentre Gibilterra ha prolungato oggi di un mese il fermo dell’iraniana Grace 1, che secondo gli inglesi trasportava petrolio di contrabbando verso la Siria. Botta e risposta con Londra e messaggio a Usa e sauditi: se non posso vendere il mio petrolio, neppure il vostro… La cosa potrebbe portare presto a un incremento dei premi assicurativi legati ai noli marittimi. E a un conseguente innalzamento del prezzo del greggio.

Intanto, è ‘Guerra dei droni’

Il confronto Iran-Stati Uniti sta diventando un possibile paradigma di tutti i conflitti del futuro, di quelli, cioè, che potremmo definire come le “Guerre dei droni”. Velivoli senza pilota “per tutte le tasche”, che hanno compiti di osservazione, attacco e difesa e che limitano le perdite umane. “Pesando”, quindi, in misura più contenuta, su possibili (e devastanti) escalation. Ma andiamo al sodo. Ieri, sono arrivate due notizie dal teatro di crisi più bollente del pianeta. La prima è stata fornita direttamente dal Presidente americano Trump. Dunque, la nave d’assalto anfibia “Boxer” avrebbe abbattuto un “drone” iraniano che sorvolava lo Stretto di Hormuz. Il velivolo di Teheran si sarebbe avvicinato troppo (meno di mille yarde, cioè circa un chilometro) alla “Boxer”, rappresentando una minaccia. Secondo la Casa Bianca, l’abbattimento è avvenuto “dopo ripetuti avvertimenti”. Trump ha aggiunto che tutte le nazioni dovrebbero difendersi dai tentativi iraniani di “distruggere la libertà di navigazione nello Stretto di Hormuz”, cosa che mette a rischio il commercio globale.

Drone nano e drone milionario

L’incidente, però, per gli iraniani “non sarebbe mai avvenuto”. Teheran, in sostanza, smentisce. Nella sua ascoltatissima “Newshour”, la britannica BBC, comunque sia, analizza l’abbattimento del “drone”, rivelando alcuni aspetti di estremo interesse. Intanto, il velivolo di Teheran sarebbe stato una sorta di piccolo elicottero radiocomandato, governato da uno dei barchini dei “pasdaran”, che incrociava a circa 500 metri dalla “Boxer”. Com’è stato abbattuto il “drone faidate”? Qui sta il bello. Secondo la BBC, il “giocattolo” di Teheran sarebbe stato “accecato” da contromisure elettroniche, che lo avrebbero indotto… a tuffarsi in acqua. Notizia tutta da verificare. In termine tecnico si chiama “jamming” (fare marmellata delle frequenze radio, insomma) ed è un espediente utilizzato per confondere i radar nemici. Bene, pare proprio che la USS “Boxer” sia anche una nave “Sigint” ed “Elint”,, cioè specializzata nella raccolta di informazioni e nella guerra elettronica.

Droni Usa sull’Iraq

Certo, fa specie pensare che il “superdrone” americano abbattuto una decina di giorni fa costava un occhio (130 milioni di dollari e più), mentre quello degli ayatollah si può acquistare sulle… bancarelle o in un supermercato. L’incidente segue quello di alcuni giorni fa, che ha visto una piccola petroliera degli Emirati scomparire senza lasciare alcuna traccia. Per poi ricomparire in un porto iraniano, dopo un probabile arrembaggio delle Guardie Rivoluzionarie di Teheran. La seconda puntata della “Guerra dei droni” è avvenuta in Irak, dove un altro velivolo senza pilota (israeliano?) ha bombardato il quartier generale della 52ª Brigata della milizia pro-Teheran “Hash Shaabi”. L’attacco si è verificato nella provincia centrale di Salahudin. Secondo fonti locali, tre irakeni e due iraniani sarebbero rimasti feriti, ma ci sarebbero anche diversi morti. Commentatori sauditi aggiungono che il blitz ha colpito mentre era in corso un vertice tra ufficiali iraniani ed esponenti di Hezbollah.

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